Tokyo Marathon

Ecco il mio ritorno a Tokyo, dopo la febbre a 40 del 2008 e l’incidente del 2010 finalmente riesco a prendere parte alla maratona. La giornata è bella e io sto bene, solo molto stanco perché stanotte alle 02.00 una chiamata dall’Italia non mi ha fatto chiudere occhio. Ma ecco che prendo posto al blocco B di partenza, ma cerco di avvicinarmi sotto la partenza cosi evito infortuni iniziali per me che corro a piedi nudi e facile averli, soprattutto in questi grandi eventi da 35000 iscritti. Cerco di nascondere il pettorale fino allo sparo, altrimenti gli organizzatori potrebbero accorgersi che sono al posto sbagliato. Si parte e sono in primissima fila, so da subito che dovrò soffrire, il loro asfalto tutto di tipo drenante mi fa bruciare da subito i piedi nudi. La cosa mi innervosisce ma cerco di utilizzare al meglio la mia mente alla sofferenza (poi soffrire cosi tanto mi impegna la mente e non penso a tutti i km da percorrere). Ogni tanto trovo un po’ si sollievo quando per alcuni metri c’è un pezzo di strada liscio, ma subito dopo incomincia un altro tipo di asfalto pungente (come correre sui chiodi). Il pubblico è numerosissimo, ai ristori i volontari al mio passaggio mi acclamano,apprezzano,si entusiasmano con frasi tipo “ etò!etò!etò!” oppure “ gambarè!gambarè!gambarè!. Mi viene in mente quando un giocatore di calcio fa goal e lo stadio acclama, la stessa cosa fanno con me per tutti i 42,195 km. ”. Molti atleti del posto sono vestiti da pesce o figure da cartoni animati che il pubblico applaude. Penso spesso ad Abebe Bikila che anche lui avrebbe dovuto parteciparvi dopo la sua vittoria di Roma.Ecco che arrivo alla mezza con il tempo di 1ora 40 minuti, i miei piedi non smettono un attimo di bruciare. Tante sono le bande che suonano ,oppure gruppi di ragazzi che ballano coreografie Giapponesi, aiutandoci ad alleviare il dolore. Gli ultimi 8/10 km ho avuto l’impressione grazie al pubblico di non sentire più nessun dolore e stanchezza migliorando la corsa. Negli ultimi 2 km alcuni si accasciano per terra per i dolori e crampi alle gambe, ma quando al mio passaggio li incoraggio loro si rialzano e provano a continuare( mi sentivo un guaritore). 50 metri prima dell’arrivo l’alluce del piede sinistro si gira toccando l’asfalto infortunandomi e perdendo molto sangue. Ecco che all’arrivo lo spicker commenta il mio arrivo e lo capisco quando dice “Italia”, infatti un fotografo fa degli scatti mentre una giornalista mi fa delle domande inerenti al mio modo estremo di correre. Concludo questo grande ma veramente grande evento in 1 ora 40 minuti e 11 secondi. Non potrò mai dimenticare la perfetta organizzazione